Dagli occhi, al cuore, all'azione ...


Alessandra Lisistrata Simone, il mio primo nome è Alessandra, ma devo dire che mi sento molto legata al mio secondo nome LISISTRATA- ripensando alla commedia di Aristofane mi sento un po’ tale. Sono di Roma nata un po’ di anni fa il 27 gennaio. Ho sempre pensato che tutto parte dagli occhi, per toccare il nostro cuore e spingerci all’azione, al cambiamento per qualcosa di migliore. Sono sempre stata interessata all’arte, l’ho amata negli anni. Partendo dai miei studi in ambito sociologico, vedo che il mio percorso si sta ampliando introducendo sempre più un aspetto legato alla conoscenza dell’altro, con la volontà di capire la realtà che mi circonda, intesa come uno scambio culturale, un’apertura, un ponte per arrivare al contatto più empatico con l’altro. In tutto questo la mia passione per la FOTOGRAFIA mi ha avvicinato ancor più verso questo tipo di sensibilizzazione, con il desiderio di utilizzare questo mezzo di comunicazione per arrivare al cuore e incitare all’azione. Che cos’è la parola se non un racconto per immagini e che cosa sono le immagini se non un racconto di noi stessi e del mondo che ci circonda. Le immagini fanno parte dell’umanità, siamo circondati da immagini, simboli della nostra vita quotidiana, ci esprimiamo con le nostre parole, ma il linguaggio che usiamo ci riporta ad un’immagine ad una visione.


La mia fotografia ...
La fotografia per me ci regala la possibilità di fermare il tempo in un istante e ci insegna che è la fase preparatoria allo scatto la più importante, quella che ci educa all’arte della pazienza, della riflessione, che ci permette di vedere attraverso, di andare oltre, di immaginare la scena che si sta per comporre davanti e di decidere la soglia nello scatto, cosa voler tenere dentro l’inquadratura e cosa lasciar fuori ed è da questa scelta, dalla luce e dall’ombra impressi nella scena, che dipenderà la mia interpretazione di ciò che sto osservando.
Naturalmente questa rimane la mia interpretazione del mondo, che deve essere attenta in un approccio etico di post produzione nel dichiarare eventuali manipolazioni alla fotografia scattata, dove le manipolazioni concesse dipendono molto dall’utilizzo ultimo della foto se di tipo artistico, pubblicitario o documentale, giornalistico. Quando parlo di reportage è etica professionale non ingannare chi sarà l’osservatore finale, pertanto manipolare il meno possibile il risultato in post produzione di ciò che si sta fotografando. In questo modo pur restituendo al pubblico la mia interpretazione del mondo, la mia realtà di quell’attimo, non ledo il suo rapporto di fiducia, sarà poi l’osservatore finale, che a sua volta, con l’aiuto anche della didascalia, arriverà ad una sua interpretazione personale di ciò che sta vedendo in quell’immagine visuale.
Quando scatto cerco di condurre il mio sguardo verso un particolare soggetto, in alcune occasioni dove è possibile, cerco sempre di entrare in contatto prima con la persona, di parlare con lei di conoscerla e poi entrata in intimità muovermi nel suo ambiente con discrezione, esserci e non esserci, quasi invisibile e scattare.
Credo che vi siano immagini fotografiche dotate di una tale forza che da sole entrano nell’avvenimento e ci fanno riflettere, arrivano al cuore delle persone, accendono interrogativi in chi le guarda. E non servono per questo immagini cruente e dure di violenza e sangue, di cui siamo ormai abituati a vedere scorrere in televisione, al cinema, in rete, dove tutto è veloce e viene bevuto in un attimo e scordato il secondo dopo. Non serve la velocità, serve rallentare la corsa per vedere l’invisibile.

Vi auguro un buon viaggio tra le mie immagini...
Lisistrata